Un mito del Design: la poltrona a sacco

Resa celebre da Fracchia di Villaggio la poltrona a sacco oggi viene sovente ed erroneamente “derubiracata” ad arredamento vintage. Nata nel ’68, 2 anni oro sono ha compiuto i suoi primi 40 anni ma non sembra decisa a lasciare la scena confermandosi come oggetto di culto e oggetto fra i piu’ amati dagli acquirenti.

Approdando nel cinema e in televisione e diventando una tipologia inedita nel settore, tanto che dal ’68 esiste un nuovo tipo di sedute: le poltrone “a sacco”.

L’inizio dell’avventura è di quelli che non si dimenticano: è il 1968, arrivano da Zanotta tre giovani architetti: Gatti, Paolini e Teodoro, un trio affiatato. Hanno in mano un’idea: una seduta del tutto nuova, un grande sacco fatto a spicchi di vinile, riempito parzialmente e con giudizio di palline (di polistirene). L’oggetto se lo sono portato appresso. Entra in produzione poco tempo dopo con alcuni perfezionamenti tecnici e garanzie di qualità e finitura. Il nome, Sacco, è lo stesso con cui oggi è venduto. La poltrona di Gatti, Paolini e Teodoro è uno dei casi più significativi di prodotto del design in grado di incarnare un’epoca. E di “contaminare” convenzioni abitative apparentemente molto formali. Sacco è un oggetto docile e servizievole: ci si può stare seduti, sdraiati, rannicchiati o come più vi piace. Può servire a posarci varie cose, proprio come un tavolino; disteso è qualcosa di molto vicino ad un tappeto.

Ma non è affatto proibito inventarsi altri usi. I bambini invece non la usano: ci giocano (qualche volta anche gli adulti).

La poltrona a sacco è un vero è proprio oggetto “addomesticato”. Attenzione però! Ha uno svantaggio: se vi ci abituate, finirete per essere molto esigenti verso gli altri oggetti che usate.

(nella foto la mitica “Zanotta” di Fracchia)

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